Stefania, 37 anni, vende tutto, compra un piccolo van e realizza il suo sogno on the road.

Ho conosciuto Stefania e Argo ad un raduno che ho organizzato nel 2019 e subito, appena avuta davanti, ho capito che è una di quelle persone belle davvero.
Semplice, positiva, senza fronzoli e maschere, sempre sorridente e soprattutto determinata.
Stefania aveva un sogno che ha realizzato senza farsi troppi problemi: lascia il lavoro, vende tutto, compra un van e va a zonzo per l’Europa.
Ma facciamocelo raccontare da lei…

Chi è la Stefania che vende tutto e compra un van? 

Mi chiamo Stefania, ho quasi 37 anni e sono originaria di Bari. Sono andata via di casa molto presto, inizialmente per studiare Storia dell’arte, dapprima a Milano e successivamente a Siena. Mi era chiaro fin da subito che non sarei tornata e non sarei nemmeno rimasta ferma nello stesso posto molto a lungo. 18 anni e 13 traslochi dopo (anche internazionali) sono ancora alla ricerca del mio posto nel mondo, dove portare avanti i miei progetti.

Come ti è venuta questa idea di vendere tutto e comprare un van? 

Per rispondere a questa domanda sono doverose alcune premesse!
Prima di tutto occorre sapere che provengo da una famiglia di camperisti e campeggiatori e che la prima vacanza della mia vita è stata in roulotte coi miei genitori. La prima volta che sono andata in vacanza da sola, invece, avevo 17 anni e, con il mio primo fidanzatino, abbiamo fatto il giro del Lago di Garda con la bicicletta e una tenda per dormire.
Quindi si può dire che sono sempre stata una persona molto attiva e a cui è sempre piaciuto stare all’aria aperta.

L’estate del 2017 i miei genitori mi hanno prestato il loro camper per andare a fare le vacanze con le mie amiche, ma ho finito per restituirglielo ad autunno inoltrato! Proprio non riuscivo a rinunciare alla fantastica opportunità di partire ogni venerdì per fare un weekend fuori e staccare dalla routine. Quando sono venuti a riprenderselo ho iniziato a cercare un mezzo tutto mio, che potesse soddisfare le mie esigenze.

Avevo bisogno di qualcosa di piccolo, maneggevole, ed economico, essendo sempre da sola in giro. Inoltre avrebbe dovuto essere usato anche come automobile, in modo da poter vendere la mia macchina e non dover mantenere due mezzi.

Che mezzo hai scelto per le tue avventure?

Alla fine, nel gennaio 2018, ho trovato il “Bananavan”, un VW T5 giallo del 2012, che ho successivamente fatto allestire come camper.
Tutto quindi è partito così: un furgoncino per farmi i weekend nel bosco con il mio cane, le vacanze d’estate e col quale andare anche in giro in città, a lavorare o a fare commissioni.
Con il tempo, però, mi ritrovavo depressa ogni lunedì, al rientro dalle mie avventure, già pronta a pianificare il weekend successivo.

Ho quindi iniziato a documentarmi in maniera un po’ più strutturata su questa #vanlife, su chi già l’aveva fatta, su cosa mi serviva davvero per farlo anche io. Allora ho iniziato a risparmiare e a tenere conti precisi di quanto spendevo e per cosa e, man mano che il gruzzoletto cresceva, potevo anche quantificare quanto tempo sarei potuta rimanere in giro.
Più ci pensavo e più tutto sembrava estremamente fattibile e, anzi, sentivo che era una occasione imperdibile che sarebbe potuta non capitarmi più. Quindi mi sono data un anno di tempo per chiudere tutte le cose in sospeso che avevo, vendere tutto, licenziarmi, annullare tutti i contratti e, ad aprile 2019, sono partita definitivamente.

Come si vive in un mezzo dove non puoi stare in piedi?

Quando l’ho comprato, il Bananavan doveva essere giusto un mezzo per farmi qualche gita e le vacanze estive, quindi non ho dato molto peso al fatto che non potessi starci in piedi all’interno. Con il senno di poi, sapendo che ci avrei vissuto un anno itinerante, probabilmente avrei scelto un altro tipo di van. Diciamo che finché il tempo è bello e non hai problemi di salute, il tetto così basso non è un grosso problema, perché si passa la maggior parte del tempo all’esterno, a fare qualche escursione o ad oziare nella natura. Il problema ovviamente nasce quando per un qualche motivo non puoi camminare o soprattutto se piove, anche perché poi hai la giacca, le scarpe e il cane bagnati e non sai dove farli asciugare.

In generale sono stata abbastanza fortunata, fatta eccezione per le prime due settimane dalla partenza, quando ero ancora nel Nord della Germania. Per il resto è capitato di rado di avere più di due giorni consecutivi di maltempo e in quei casi ho passato il tempo dormendo, leggendo, suonando l’ukulele o guardando qualche serie. Personalmente amo moltissimo il rumore delle gocce che cadono sul tetto, quindi cerco di vivermi anche la giornata di pioggia come un regalo.

Economicamente come ti eri organizzata prima di vendere tutto e comprare un van? 

Prima di partire avevo messo da parte un po’ di soldi, sapendo già che ad agosto non avrei voluto trovarmi nella confusione dell’alta stagione e che quindi avrei cercato di lavorare.

Workaway.

Inizialmente mi ero iscritta sulla piattaforma “Workaway” e avevo trovato anche parecchie occasioni interessanti. Quando l’ho raccontato ad una mia amica, mi ha messo in contatto con dei suoi amici che hanno una fattoria in Toscana e che avrebbero potuto ospitarmi vicino alla stalla, in cambio di un pò di manodopera. Sono andata a conoscerli qualche mese prima e mi sono innamorata subito del posto, degli animali, della loro splendida famiglia.

Cinque settimane fra agosto e settembre sono volate, è stata una delle esperienze più belle e formative della mia vita: mi sono sentita parte di una famiglia, di una comunità e ho imparato tantissimo. Con i ragazzi siamo ancora in contatto, mi mandano foto delle caprette che sono nate nel frattempo, dell’orto che ho aiutato a piantare, del miele, dei formaggi, dei mercati che fanno. Posso dire con sicurezza che ho stretto dei rapporti speciali che dureranno nel tempo. 

House sitting

Durante l’inverno non volevo muovermi troppo, quindi ho deciso di trascorrere i mesi di gennaio e febbraio nel caldo delle quattro mura facendo house e dog sitting ad Amburgo presso dei miei ex-clienti/amici. Quando vivevo ad Amburgo, spesso ospitavo a casa mia dei cani mentre i loro padroni erano in vacanza, con alcuni di loro si è creato nel tempo un bel rapporto di amicizia. Quando hanno organizzato le loro vacanze invernali, si sono coordinati in modo da permettermi di prendermi cura dei loro cani direttamente nelle loro case, durante la loro assenza. Questo mi ha anche dato modo di rivedere tutti i miei amici e colleghi che avevo salutato ad aprile, oltre ovviamente a risparmiare un po’.

Cantieri partecipativi.

Il piano prevedeva anche che avrei lavorato i mesi di marzo e aprile presso un cantiere partecipativo nei pressi di Lione, per aiutare a costruire una Tiny House on Wheels. Il piano era di acquisire un po’ di esperienza nel campo. Avrei voluto quindi così realizzare il mio sogno di costruire una casetta mobile su misura per me e Floriana e i nostri animali e trasferirci l’anno seguente. Tutto questo non accadrà più, o quantomeno non a breve e con queste tempistiche a causa della pandemia.

Modi per lavorare e guadagnare viaggiando ce ne sono parecchi, bisogna solo capire cosa più ci piace fare e cercare il modo di farlo. In generale comunque ho imparato che per vivere bene in camper o van, basta poco.

Vende tutto e compra un van. Ok. Ma l’amore?

Io e Floriana ci siamo messe insieme qualche mese prima che io partissi. All’epoca io vivevo ad Amburgo e lei a Roma e sin dall’inizio non è stata una relazione “normale”. L’accordo era che avremmo trovato il modo di vederci ogni 3 o 4 settimane. Io facevo un piano approssimativo della zona in cui volevo recarmi, lei organizzava i suoi turni e cercava gli aerei per raggiungermi. Devo dire che ha funzionato abbastanza bene: lei ha visto un sacco di bei posti pur continuando la sua vita, e io avevo qualcuno con cui condividere luoghi e momenti pur mantenendo la mia indipendenza. Ci siamo sentite al telefono tutte le sere, a volte anche in videochiamata.
Al giorno d’oggi è facile tenersi aggiornate e sentirsi partecipi delle varie esperienze, anche se da lontano.

Sicuramente non è per tutti, non credo che tutte le relazioni possano funzionare come ha funzionato la nostra e non c’è una ricetta che valga per tutti.

Mi ritengo molto fortunata per aver trovato una persona disposta ad intraprendere una relazione con le premesse che ho imposto. Non nascondo che ho dovuto lavorare molto su me stessa per non sentirmi una egoista, ma alla fine posso dire che è stata una bellissima esperienza.

Tutti i nostri weekend insieme sono raccolti in una storia in evidenza sul mio profilo Instagram denominata #aboutlastweekend.

Sei tornata a vivere in casa! Quali sono i pro e i contro, dopo un’avventura così? 

Sono tornata a vivere in una casa, questo è vero, ma essendo stata una decisione imposta dalla pandemia e dal conseguente lockdown, non posso fare un bilancio veritiero che non risenta delle restrizioni imposte. Di sicuro fra i lati positivi c’è che finalmente sto insieme a Floriana per più di 3 giorni consecutivi. Per il resto non ti nascondo che è stato molto difficile arrendersi a questa evenienza.

Sono passata dalla campagna francese, dalle spiagge della Camargue, dalle vigne della Provenza, alla caotica e rumorosa città di Roma. Dagli uccellini e le pecore alle ambulanze e ai clacson, dalla natura appena fuori dalla portiera, ad un appartamento in condominio con vicini e traffico.

Però so che questa è una situazione transitoria e necessaria, so di essere molto fortunata ad avere un tetto sopra la mia testa, con la persona che amo al mio fianco, in questi tempi così difficili.
Ma soprattutto sono immensamente grata di aver potuto fare questa esperienza prima che scoppiasse tutto questo. Conosco un sacco di gente che aveva in programma di partire quest’anno e per ovvi motivi ha dovuto mettere tutto in pausa.

E dopo ora quali sono i vostri progetti futuri?

Questa pandemia ha modificato molti dei nostri programmi e ora che stiamo lentamente e prudentemente tornando a muoverci, io e Floriana stiamo iniziando a realizzare i progetti che avremmo dovuto e voluto cominciare ad ottobre, quando era previsto di concludere la mia esperienza di vanlife itinerante in solitaria. In questo anno on the road ho infatti preso consapevolezza del fatt che non sono tagliata per la vita e i ritmi della città e che quando mi fossi fermata, non sarei tornata semplicemente a quello che facevo prima, perché non mi rendeva abbastanza felice.

Il piano adesso è di trovare una casetta in campagna in mezzo al nulla, compatibilmente con gli spostamenti necessari per lavorare, iniziare un orto, prenderci qualche animale e vivere con semplicità. Una volta che avremo compiuto questo passo potrò rispondere alla tua domanda in maniera più autentica. Di sicuro non smetterò di viaggiare e non escludo che mi prenderò qualche tempo anche per farlo in solitaria, oltre ovviamente alle vacanze di coppia.